PROIETTORI E METODO SCIENTIFICO


Aula universitaria, la lezione sta per cominciare: il docente accende il proiettore e il computer. Ma... imprevisto! Il proiettore non "vede" il pc, e infatti noi studenti vediamo tutto blu e la scritta «Computer 1. Nessun ingresso». Anche la tastiera non funziona.
Allora lo studente A si avvicina al pc del docente, e smanetta un po' i cavi che collegati sul pc controllando che non siano allentati: la tastiera ora funziona, ma il proiettore si ostina a non proiettare un bel niente.
Con un po' di malumore si è costretti ad iniziare la lezione senza le slide... un modo di fare lezione ben poco incisivo.
Passata un'oretta è ben l'ora di fare una pausa. Entra in scena lo studente B.

B: «Approfittiamo della pausa per cercare di far funzionare il proiettore!».
A con sicurezza: «No, no, è inutile, ho già controllato i cavi: sono attaccati bene».
B: «Proviamo, tentar non nuoce: con uno sforzo congiunto magari ce la facciamo».
A: «No, no, è inutile».

Ma B non demorde: controlla gli altri punti critici del cavo (sul proiettore, su una giunzione cavo-cavo), ma non l'attacco sul pc perchè già precedentemente controllato da A. Ma il problema persiste.
Il docente disperato chiama un tecnico: il tecnico stacca il cavo dal pc, e lo riattacca nella posizione GIUSTA. Problema risolto.

INSEGNAMENTI DA PORTARE A CASA:
Un bravo scienziato conosce il valore della collaborazione.
Un bravo scienziato dubita sempre dei propri risultati. (Non è vero, mio caro A?)
Un bravo scienziato dubita sempre dei risultati degli altri scienziati. (Non è vero, mio caro B?)

GENTE CHI?

Uno convalida il proprio titolo di viaggio, sale sul suo intercity, si siede al suo posto. In un arco di tempo di sole 3 ore intorno a lui fioriscono - nelle mani di viaggiatori di ogni età - riviste patinate che rispondono ai titoli di:

NUOVO
GENTE
METROPOLITAN
CHI
TUSTYLE
GRAZIA

Si intravede un tizio che legge il quotidiano Repubblica.
Libri? No grazie.

Uno allora pensa alle bombe sui treni, alle stragi, alla vita dopo la morte, al viaggio come metafora, al crepuscolo della società occidentale.
La cosa più sicura da fare in questa situazione ormai compromessa è guadare fuori dal finestrino, aiutare qualche signora a mettere su la valigia, e scendere di buon passo non appena arriva la propria stazione.

E non voltarsi indietro.

LUI RACCOGLIE L'UVA ?

Sveliamo subito il finale di questo post: il finale è NO.

Mi vengono a dire che I Giorni Della Vendemmia è un piccolo film indipendente, fatto da giovani (età media sotto i 26 anni), "delicato" e "essenziale", che con 3 pellicole sta girando la penisola grazie al tam tam e all'interesse del pubblico.
Sembra interessante: l'ultima volta che ho letto cose del genere si parlava de Il Vento Fa Il Suo Giro, del bravissimo Giorgio Diritti, che fu sì un bel film. E allora forza, di corsa al cinema "Fratelli Marx" a fare un po' di tam tam.

Inizia la proiezione e dopo dieci minuti -all'entrata in scena della suadente ragazza coprotagonista- esplode la bruttissima sensazione di trovarsi sul ciglio dell'inizio di un film pornografico girato nel casolare di campagna di un amico del regista. Per fortuna la linea non viene oltrepassata, ma si palesa in fretta il clichè trainante del film: la smaliziata ragazza di città che svezza il ragazzino di campagna. Oh!!
E poi va davvero tutto a rotoli: lei che vendemmiando chiede a lui «hai mai fatto l'amore?» (potete immaginarvi come va a finire... sì, lui raccoglie l'uva), la famiglia emiliana babbo comunista mamma cattolicona, «accendimi la sigaretta», e poi lei va con un'altro, e poi una certa persona era suo fratello!, e poi suo fratello era gay!, e poi una parabola dal vangelo secondo giovanni (succede anche questo), e poi...
Poi vogliono fare quelli culturalmente giusti omaggiando il grande Berlinguer, o facendo comparire un vinile del mitico primo album dei Violent Femmes. Sacrosanto, ok, regolare, ma.... a che gioco giochiamo? E' una lisciatina??

Che tristezza: doveva essere uno di quei film semplici, genuini, essenziali, onesti... e invece è un frullato dei rispettivi clichè, una imitazione imbarazzante e controproducente, una tesina da studente di cinema che cerca di mettere in ordine quello che gli hanno insegnato, confondendo l'essenzialità con l'assenza di contenuti o di modalità significative.

Beh, io direi che per fare dei veri film servono dei registi, cioè dei visionari di idee e di immagini che hanno qualcosa da raccontare.
E' questo il caso? NO.

PROVACI ANCORA, THOVEZ

Appena superato il ponte Umberto I, la leggera pendenza di Corso Fiume maestosamente alberato indica l'inizio dei colli. La città finisce molto in fretta, su in collina, e poco dopo il termine di viale Enrico Thovez è il verde a farsi sempre più spazio tra le case.
Con un po' di voglia di camminare potete arrivare anche su in cima, fino al Parco della Maddalena.

Se riscendendo verso la pianura taurina il nome Enrico Thovez continua a girarvi in testa, è perchè l'avevate già scorto tempo fa tra i libri della biblioteca.
Basta leggere la poesia sulla copertina dell'edizione Einaudi per capire cosa passava per la testa al giovane Thovez quando si avventurava in collina, e forse le autorità comunali non hanno scelto a caso questa posizione per la via a lui intitolata.

Enrico, Enrico... ma che volevi fare?? Ma che ti eri messo in testa???... eh, se non ci avessi lasciato nel 1925 avresti potuto ascoltare anche tu "Judy and the dream of horses" dei Belle&Sebastian:
«Judy let's go for a walk / we can kiss and do whatever you want / but you will be disappointed: you will fall asleep with ants in your pants» (Judy andiamo a fare una passeggiata / possiamo baciarci e fare tutto quello che vuoi / ma rimarrai delusa: ti addormenterai con le formiche nei pantaloni)

(E diciamolo una buona volta: se oggi qualche giovane writer imbratta i muri con citazioni del genere, o indossa scolorite magliette con analoghi contenuti, un domani verrà radioso in cui passeggiando per la città incapperemo distrattamente in Via Belle&Sebastian, ci potete scommettere. Sì sì, avete proprio ragione: sarà un mondo migliore. E quei versi di Judy and the dream of horses saranno ben leggibili -scritte nere in riquadri dallo sfondo bianco- stampati sulle confezioni di profilattici così come oggi "il fumo uccide" sui pacchetti di sigarette).


E poi: formiche se va bene ai fortunati, zecche per i più audaci.

MUSICA PER JULY

Ti svegli una mattina ed è luglio.
Serve una colonna sonora degna di questo nome, e il primo pensiero non può che andare a July, July! dei Decemberists, ovviamente. Fantastica e insuperabile come lo è sempre stata, è chiaro, ma sono anni ormai che oscilliamo al loro ritmo (uh, come dite? Voi non oscillate? Voi non oscillate ascoltando i Decemberists da anni? E ALLORA mettetevi in pari e DATEVI UNA MOSSA).
Bene, è il momento di cercare un altro July, qualcosa dal fresco retrogusto di limonata. Ehi, eccolo: ce n'è uno niente male come quinta traccia di un album dalla copertina colorata che viene dalla Polonia! Oh, ma non fate come i bambini, vi prego no: non cliccate subito sulla traccia 5... spingete play e lasciate scorrere questo disco mentre con un sano pizzico d'incoscienza i nostri eroi macinano pedalate lungo soleggiate strade di campagna, pronti a fare bisboccia alla prima sagra di paese che capita a tiro o a far sosta all'ombra di un grande albero poco prima del crepuscolo.

(uh, come dite? Dite che ci sarebbe anche quella canzone "Giulio", quella che fa Giulio a luglio sotto il sole mi squaglio ma nel tuo costume fino da bagnino non ci vuole un indovino a saper cos'è l'amor eccetera? Mah credo che probabilmente quella volta eravate di notte in spiaggia a lido degli estensi ubriachi fradici e io non c'ero, per cui mi dispiace non la conosco. Alla prossima)

KARMA POLICE

un inaspettato momento della manifestazione "Popolandomi",
Milano 27 maggio 2012 via Padova
Chi è sulle strisce ha sempre ragione!

LA FANTASIA AL POTERE



Qui trovate alcune foto.

IL CUORE (TORBIDO, TORRIDO, FANGOSO)

RaiNews24 che spessore, metti un inviato a caso dall'imbarazzante Festival di Cannes che cerca di usare parole grosse e BAAAM ti fa andare di traverso la cena con questo intervento delirante di un minuto e mezzo:
http://www.youtube.com/watch?v=rDfP43HpPJI

«una certa ansia», «il cuore di portare sullo schermo», «galleggia con disonore nel fango delle paludi», «e ovviamente NOI NON POSSIAMO NEMMENO MOSTRARVELE», «una vera e propria scena di sesso».

Capito, furbacchioni occhilunghi che avreste tanto voluto vederle queste sequenze? Loro non possono mostrarvele: dovrete comprarvi un biglietto! Sì, per un altro film magari.

Bombardateli, grazie. Fate piazza pulita. Invadete Cannes su migliaia di moto Vespa travestiti da Nanni Moretti. Insomma fate quello che volete ma FERMATELI.

MEZZO TRAM

Attraversiamo la strada.
«Attenti, arriva il tram!» «Sì, ma tanto siamo sulle strisce...» «Beh, a me sembra che siamo sui binari del tram, più che altro...»

E voi dove pensate di trovarvi: sulle strisce o sui binari? Che è un po' come dire: il bicchiere lo vedete mezzo pieno o mezzo vuoto?

Se aveste un bicchiere mezzo pieno in mano non potreste trovarvi sui binari mentre sta per passare un tram senza rischiare di rovesciarne almeno in parte il contenuto.
Ma anche essere sulle strisce con un bicchiere mezzo vuoto è una vittoria a metà (una mezza sconfitta in questo caso).
Trovarsi sulle strisce con un bicchiere mezzo pieno è la combinazione vincente. Però attenti, sta per passare un tram!!

Il tram ha la strada segnata, noi possiamo scartare di lato. Questo decise la sorte. E allora andiamocene da questo stupido incrocio di linee parallele.

ROTONDE IN BUG

Svoltare all'uscita giusta in una rotonda è una operazione delicata e il processo logico che ne è alla base (o dietro le quinte, se preferite) nasconde alcuni pericolosi bug.

Il più comune ed intuitivo è la caduta in loop infinito: se nessuna uscita corrisponde alla via che cercate (ad esempio: Via del Ritorno) potreste girare in tondo in eterno pensando "E' questa? no, vediamo la prossima... E' questa? no, vediamo la prossima... E' questa? no, vediamo la prossima... E' questa? no, vediamo la prossima..." e così via.

Una variante molto più raffinata e meno dispendiosa per la vostra CPU è questa: mettiamo che voi stiate già percorrendo Via del Ritorno, e dobbiate semplicemente attraversare una rotonda e proseguire. Il programma grosso modo dice

entra in rotonda;
 if (uscita = "Via del Ritorno") esci dalla rotonda;
  else continua a girare;

e sembra funzionare. Ma se la Via del Ritorno oltre la rotonda cambia nome.... allora il vostro giro completerà i 360 gradi e voi uscirete da dove siete entrati e percorrerete Via del Ritorno in senso opposto!
E pedalerete, pedalerete, pedalerete...

DIAZ. IL FILM

Però in sala a vedere Diaz - Don't clean up this blood non ha riso nessuno. Nessuno proprio.

E' sufficiente guardare questa violenza gratuita, reiterata, sregolata. Le torture, le urla, il sangue. Serve stomaco forte.
Eppure i fatti reali sono stati ancora più gravi e violenti (!santo cielo!), come confermato dal regista Daniele Vicari e da Enrico Zucca, sostituto procuratore a Genova e pm per il processo Diaz (vedi link più sotto). «Certe storie violente e terribili non me la sono sentita di metterle in scena» puntualizza il regista.

Ci sono tante cose da dire. Le hanno già dette altri, e vale DAVVERO la pena andarle a leggere:
- Diaz, tra fiction e realtà
- Irruzione alla Diaz, il film che denuncia il massacro

Ha ragione Lorenzo Guadagnucci (blog), l'unico giornalista italiano testimone della Diaz sulla propria pelle: il fatto più grave di tutta questa storia è quello che è successo (o che non è successo) dopo, e questo purtroppo il film non lo rappresenta bene: i vertici di polizia hanno mancato di assumersi le loro responsabilità per un’operazione tecnicamente scandalosa e indifendibile; hanno garantito ampia protezione e promozioni agli agenti e ai funzionari impegnati sul campo; hanno rifiutato di chiedere scusa e di ripudiare quell’operazione; hanno ostacolato l’azione della magistratura, invece di collaborare lealmente come si conviene a funzionari dello stato. E poi il silenzio e le bugie dei media. Il silenzio.

Ma basterebbero le scuse?

A capo della polizia c'è uno che di cognome si chiama Manganelli, il resto ve lo immaginate. Smile.
Ma forse è anche peggio. Blink.

ALEAROMI

Molte scoperte scientifiche sono avvenute per caso: penicillina (una muffa venuta da chissà dove che uccideva le colture allevate da Fleming), LSD (cercavano di ottenere degli antibiotici), sintesi dell'urea (Wohler voleva semplicemente ottenere il cianato d'ammonio)... anche molte scoperte riguardanti la fisica hanno avuto origine simile: alcune si sono verificate durante il montaggio/smontaggio di apparecchiature, o per contatti casuali.

Lo stesso accade in cucina: provate a casa vostra con questo semplice esperimento!
1. Dotate la vostra cucina di un bidone per la raccolta differenziata dei rifiuti organici.
2. Preparate alcuni pasti (colazione, pranzo, cena) a piacimento vostro o dei vostri conviventi.
3. Avvicinate il vostro naso al bidone (punto 1) e inspirate vigorosamente. Se siete fortunati sentirete un profumo inedito e interessante.
4. Cercate di ricreare il mix di aromi in un piatto cucinato come si deve.

Nella foto: un fortunatissima composizione di prezzemolo, cannella, zenzero, con retrogusto kiwi e limone ambiguamente carotato...

5. (facoltativo). Aprite un ristorante a Parigi. E poi invitatemi. A Parigi!
6. (facoltativo). Ascoltatevi sberloni, se avete tempo e stomaco.
Gli abbinamenti nuovi prima ti schifano, poi ti sofisticano, ti seducono....

QUALUNQUISMO SENTIMENTALE

Una vale l'altra.

A PARIS, MON CHERI

Con aria sognante ti dicono che presto andranno a Parigi! Che sono appena tornate da Parigi! Ed è stato bellissimo! Sarà bellissimo! A Parigi!

Ragazze, ovviamente. Una, due, tre, quattro, cinque, sei...

Dai loro mazzi di chiavi penzolano piccole Torri Eiffel, o cubetti colorati con la scritta PARIS.

Non ci sono mai state ma... Oh, gli piacerebbe tanto tanto andarci! A Parigi!

Come le scimmie antropomorfe di 2001 Odissea nello Spazio si radunano intorno al monolite, così queste ragazze sono magneticamente attirate dalla Tour Eiffel.

E poi certe persone dicono che 2001 Odissea nello Spazio è un film che non si capisce. Ma come? Più chiaro di così! Evidentemente queste persone non sono mai state a Parigi.

DISCO DIALOGO

...TUM TUM TUM,TA-TA-TUM, TUM, TUM...
... Ore 04:02 ...

lei: è seduta a margine della bagarre, testa appoggiata al braccio, aria annoiata e infastidita.
io: «E' LA PRIMA VOLTA CHE VIENI IN DISCOTECAAA?»
lei: scuote il dito a dire "no".
io: «E' L'ULTIMAAA?»
lei: scuote il dito a dire "no".
io: «LA MIA E' LA PRIMA E L'ULTIMAA!»
lei: annuisce con la testa a dire "sì".


E' inequivocabilmente ora di andare a dormire.

GROUPER OBSERVERS

Grouper è il progetto solista di una certa Liz Harris, dalla musicalmente prolifica città di Portland (Oregon, US). Nel 2011 ci ha incantato con Dream Loss/Alien Observer: un delicato intreccio di nenie alla Enya che emergono da una nebbia sonora primordiale, di voci e sussurri dispersi dal vento, di vapori che condensano su linee melodiche elettroacustiche.
Grouper - Moon is sharp.

Quale gioia, mi dissero, Grouper verrà a Torino!
Ma ci presenterà qualcosa di ancora più sperimentale: niente voce, niente strumenti... «la performance prevede la sonorizzazione live di collages di registrazioni su nastro realizzate per il New York’s Issue Project Room con field recordings, tracce vocali e loop di Wurlitzer provenienti dal suo archivio personale, missati e processati dal vivo attraverso una gamma di dittafoni e mangianastri».
In altre parole, sei o sette walkman collegati al mixer riproducono audiocassette contenenti non meglio precisati altrisuoni. Pronti, via! Noi pochi eroi del pubblico siamo seduti nella penombra e veniamo sommersi da questo mare di onde sonore che sale, scende, si placa, scorre... nel magma apparentemente indistinto ognuno vede cose che affondano e altre che riemergono, crede di sentire voci che gridano o che cantano ninnananne, rivede pezzi del passato suo e di altri. E' una risonanza universale di profondità.

Siamo dei Grouper observers, e partecipiamo a questa liturgia in religioso silenzio.

FOLK YOU

«Quando si pensa a Torino ancora oggi in molti immaginano una specie di Detroit avvolta nella nebbia, dove si vive sospesi tra fabbriche fumose e fughe verso le montagne per un boccata d'aria pulita».

Beh... la situazione non è così grave, ma è certo che la vicinanza delle montagne porta un certo sollievo. Quando poi si tratta di valli Occitane, la faccenda si fa ancor più interessante, e il grigiore sabaudo viene in fretta spazzato via a colpi di ghironda.
Ascoltate bene: ogni primo mercoledì del mese, in una delle troppe piazze di Torino che si chiamano "Carlo qualcosa", un gruppo di giovani suonatori di musica folk occitana si ritrovano per suonare all'aria aperta mentre tutt'intorno gente di ogni età balla danze occitane in ampi cerchi o vorticosi quartetti, e i passanti si fermano e guardano e si rallegrano e vengono presi da chi già sta ballando e coinvolti nella danza che così si ingrossa sempre di più.
Non importa che tu sia uomo o donna, schiavo o libero, giudeo o greco, occitano o napoletano: qualcuno ti insegnerà i passi.

Se poi, alle tarde 2.00 di notte, tre suonatori rimasti soli soletti nella piazza intonano con i loro organetti tradizionali The Final Countdown degli Europe, beh... il sottoscritto reputa che una caduta di stile così, loro, se la possano ampiamente permettere.

Porca miseria, c'è anche un video, dovrò proprio linkarvelo.
Ho già detto che è un appuntamento imperdibile?
E' un appuntamento imperdibile.

SCANDALO AL CINEMA MASSIMO

Situazioni imbarazzanti al rinomato Cinema Massimo ("il cinema del Museo Nazionale del Cinema") di Torino, in occasione dell'inaugurazione della rassegna Omaggio a Daniele Gaglianone.
Daniele Gaglianone è un bravo regista torinese (ma di origine anconetana), autore ad esempio de I nostri anni, Nemmeno il destino, Pietro, Ruggine. La rassegna si apre con il suo primo lungometraggio (I nostri anni), un bel racconto di vita partigiana che dai vent'anni dei protagonisti nel 1943 si protrae fino alla loro terza età, in cerca di uno sbocco o di una risoluzione. Questo film nasce dal lavoro del regista all'Archivio Cinematografico della Resistenza, per 5 anni, come intervistatore di ex partigiani (una premessa eccellente). Dopo la proiezione è atteso il regista in persona per il dibattito.

Ma la proiezione, fin da subito, lascia il pubblico perplesso: il film, invece che da pellicola, è proiettato in un digitale sgranato, a bassissima definizione, e compresso all'inverosimile. Senza esagerare, è come se un video di YouTube NON in HD fosse proiettato sullo schermo del cinema. Anche l'audio non se la cava molto bene. L'immagine è davvero devastante: le scene nel bosco risultano in macchie a stento interpolabili dall'occhio umano.

Incredibilmente la proiezione non viene interrotta: evidentemente nessuno dello staff del cinema o della rassegna è presente in sala a controllare che tutto vada per il verso giusto. Il film prosegue fino alla fine, perfino la frase finale scritta a tutto schermo è difficile da leggere perchè troppo sfumata. In quel momento entra il regista, partono i titoli di coda (anch'essi quasi illeggibili) e si accendono le luci: con una faccia da chi ha capito QUASI tutto e un geniale tono canzonatorio alla Nanni Moretti il regista dice "Ma non era in pellicola?? Io l'ho girato in pellicola!" Alcuni spettatori rumoreggiano e solidarizzano con la perplessità del regista. Vengono ignorati. Il dibattito inizia e Daniele chiede che i potenti fari da palco che gli puntano in faccia vengano abbassati o spenti. Viene ignorato. Il regista parla, racconta dei 6 diversi tipi di pellicola usati per scene diverse del film: non immagina che la qualità del film fosse stata così pesantemente sub-dvd che le sue ricercate pellicole, luci, contrasti fossero andate perse nei quadratoni pixellati.

Basta. Si conclude la serata senza che nessuno abbia nemmeno detto "siamo desolati per l'inconveniente", mentre la gravità della situazione necessitava non solo di scuse ma anche di un rimborso del biglietto.
E' UNO SCANDALO.
Regista, collaboratori, organizzatori si fermano a discutere del problema, Daniele cerca di sincerarsi che le proiezioni dei prossimi film vengano svolte a modo, alcuni spettatori si uniscono al crocchio e confermano che la proiezione è stata surreale. Faccio un paio di osservazioni anche io, ma non vengo capito: chi non era in sala infatti non può nemmeno immaginare. E infatti la ragazza dello staff del Cinema non sembra turbata: così, tranquilla, bene e buonanotte e ciao.

Il risultato finale di tutto questo è un insulto al pubblico (che ha pagato 5 euro per non vedere un film) e al bravo regista Daniele Gaglianone. Altro che omaggio.

Torino capitale d'Italia, capitale Europea della Cultura, capitale del Cinema. Torino superstar. MA PER FAVORE: non sanno neanche usare un proiettore.

DIETROFRONT (VERISSIMO)

Raccattare fogli fotocopiati da un solo lato (per scriverci sull'altro lato) è una attività che può aprire nuovi orizzonti.

Facciate bianche da riempire, certo. Ma... c'è sempre qualcosa dietro. Proprio lì dietro!

Che diventi il davanti, allora, e avanti tutta. Anche se la verità a volte fa male.

IN FONDO ALL'INFUSIONE

Finalmente ecco trovato il tè verde giapponese Sencha, abbondante fonte di epigallocatechina-3-gallato (dopo una bella infusione di 10 minuti).

Antitumorale pubblicato, signori e signore.

Il buongiorno è assicurato, con l'epigallocatechina-3-gallato!

Japan-Imola-Torino, with love.

ESISTENZIALISMO

Com'è?
La prima volta capita di rispondere "è davvero molto interessante" (il libro che sto leggendo), oppure "è un normale pacchetto di crackers" (il pacchetto di crackers che sto mangiando), o ancora "di qualunque cosa tu stia parlando ti assicuro che io non c'entro".

Poi capisci: com'è significa come va.

E adesso dove le andiamo a prendere la sicurezza e la supponenza di affermare che qualcosa è in un certo modo? Se questa cosa andasse ci sarebbero una direzione, una provenienza, forse una meta, sicuramente un dinamismo intrinseco e cioè una possibilità di cambiamento... magari sarebbe una andatura un po' alticcia, caracollante, soggetta al principio di indeterminazione di Heisenberg, attraverso un paesaggio mosso dal vento. Che non lo sai, di dove viene e dove va.

E invece no, lui è. L'immobilità. L'assoluto. L'oracolo del Signore. Un dialogo tra statue di bronzo.

Com'è? 
«l'essere è, il non essere non è»

117, 100, 99, BOOM!

Trova le differenze. Oh, che stupidino!!! Non c'è nessun briciolo di differenza perché è esattamente lo stesso spettro!
E questo, dopo una giornata che aveva faziosamente tentato di suggerirci la nostra inutilità, significa riconquistare una dignità davanti al mondo accademico e scientifico. Una dignità immensa.

Ormai ti abbiamo raggiunto, piccola Fox in the Snow. La caccia alla volpe per oggi è terminata, e la preda è sotto i nostri denti.
Una dignità in mensa.


http://frei.bandcamp.com/track/sulle-tracce-della-volpe

...a questo punto dico basta, lascio la mia pista, corro alla rinfusa.... eppure ancora cerco...

E se qualcuno ha capito qualcosa di questo post, avrà capito sicuramente anche questo: 117 è un numero che non dimenticherò mai.

TRENATEMI NELLA NEVE

Le ore sui treni filano lisce. Lateralmente ritmate e modulate, come una canzone ambient, come una filastrocca che si ripete pezzo pezzo.

I libri sui treni si leggono meglio e più velocemente (effetto già previsto da A.Einstein nella teoria della relatività generale), certi libri persino si scrivono meglio (a causa dell'effetto Doppler).

Se non fosse per il prezzo, mediamente 4.50 euro all'ora, appena sceso dal regionale Ancona-Torino uno quasi quasi salirebbe sul primo Torino-Ancona che capita a tiro. E via così.

http://www.youtube.com/watch?v=o_wWI64Fvj0

SE QUESTO E' CLOSER

Primo Levi, reduce da Auschwitz, scrisse "Se questo è un uomo" tra il 1945 e il 1947.

Nel leggere questi racconti le parole di Levi si sincronizzano nella mia mente con le canzoni di "Closer" dei Joy Division. Non è un banale fenomeno di soundtrack, è molto di più: non solo le stesse sensazioni, o i medesimi suoni (come le raffiche di mitra di Heart and Soul)... a volte si incontrano perfino le stesse parole.
Parole che non possono spiegare e azioni condannate all'inutilità (...no words could explain, no actions determine... The eternal), e poi rassegnazione, il tempo sospeso, l'umanità cancellata, la parte migliore di sé buttata via, la sradicazione, i traumi, i limiti oltrepassati (...I never realized the lenght I'd to go... Twenty-four hours), l'inimmaginabile (...we knocked to the doors of Hell's darkest chambers... Decades), la morte, l'odio, un mondo che si sbriciola in ogni sua parte.

E a pensarci bene i conti tornano: Joy Division era il nome che nei lager indicava il luogo dove alcune prigioniere venivano asservite a schiave sessuali.

Where have they been?
Where have they been?
Where have they been?
Where have they been?.......

CHORDS

Finito il 2011 finisce anche l'Anno Internazionale della Chimica. E certe malelingue azzardano che con lui finirà la pubblicazione de L'Alambicco - distillato di notizie su chimica e società, brillante periodico a cura delle Università di Torino e del Piemonte Orientale.
Ma fortunatamente si sbagliano: il giornale continuerà a regalarci tante notizie e curiosità (come la storia di A. Borodin) anche nei prossimi mesi.

Aleksandr Borodin (1833 - 1887, San Pietroburgo ma viaggiò parecchio) fu un famosissimo compositore, musicista fantasioso fin da ragazzetto. Meno nota è la  sua attività di chimico, iniziata pure questa già dall'infanzia: "Nel tempo libero dalle lezioni, si occupava di galvanoplastica e realizzava soluzioni acquose colorate". Il padre non voleva che diventasse un musicista, e nel 1850 lo fece iscrivere all'Accademia Medica dell'Università di San Pietroburgo. Qui approfondì lo studio della chimica, grazie a Nikolaj Nikolaevic Zinin, un chimico organico, noto soprattutto per le ricerche sulla sintesi dell’anilina e insegnante privato di chimica di Alfred Nobel. Il giovane Borodin una volta si assentò dalla classe per suonare quasi ventiquattr’ore filate.

Quanto lo capiamo, questo ragazzo.

SCAPPANO

L'avvento viene prima del Natale perché se venisse dopo sarebbe presto scavalcato dal capodanno, che in genere porta con se ben altri atteggiamenti e significati. Eccezion fatta per coloro che si dedicano ad un capodanno alternativo, e a loro va tutta la mia stima.
Ma non sarebbe vero neanche questo: il Natale e l'anno nuovo, infatti, sono entrambi momenti di nascita e rinascita, che per alcuni si traduce in fuga.
Come è accaduto per molti file informatici che, durante le feste, hanno deciso di scomparire dall'hard-disk di un fondamentale pc del laboratorio, trasponendosi in dimensioni sconosciute e probabilmente analogiche.

O come è accaduto ad alcuni ospiti del Cie di Torino che
"la sera del 25 dicembre anziché aspettare i regali hanno direttamente sfondato i cancelli delle gabbie per poi lanciarsi in massa contro il muro di cinta dal lato di corso Brunelleschi. Alla rivolta hanno partecipato tutte le sezioni maschili, pare addirittura che qualcuno abbia pure provato ad aprire la gabbia delle donne ma senza successo. [...] Sono 21 i detenuti tornati in libertà. Si tratta della seconda fuga più importante della storia del Cie di Torino, dopo quella che lo scorso 21 settembre portò alla fuga di 22 reclusi, dieci giorni dopo la famosa fuga dei seghetti che il 10 settembre aveva riportato in libertà altri 12 reclusi. In tutto fanno 55 evasi in tre mesi.  E ormai sembra che il successo delle precedenti evasioni abbia fatto scuola. L'unione fa la forza. E sempre più spesso, rispetto agli anni passati, i detenuti di più sezioni tentano congiuntamente di sfondare i cancelli e assalire il muro di cinta contando sulla superiorità numerica. La rivolta fisica sembra essere rimasta l'unico mezzo a loro disposizione, in un paese in cui lo stato di diritto prevede che sia legale detenere per 18 mesi una persona colpevole di avere un documento scaduto o un passaporto senza visto."

http://fortresseurope.blogspot.com è un blog giornalistico vero e molto valido, curato dal grande Gabriele Del Grande, che si occupa di migranti ed Europa.