A PARIS, MON CHERI

Con aria sognante ti dicono che presto andranno a Parigi! Che sono appena tornate da Parigi! Ed è stato bellissimo! Sarà bellissimo! A Parigi!

Ragazze, ovviamente. Una, due, tre, quattro, cinque, sei...

Dai loro mazzi di chiavi penzolano piccole Torri Eiffel, o cubetti colorati con la scritta PARIS.

Non ci sono mai state ma... Oh, gli piacerebbe tanto tanto andarci! A Parigi!

Come le scimmie antropomorfe di 2001 Odissea nello Spazio si radunano intorno al monolite, così queste ragazze sono magneticamente attirate dalla Tour Eiffel.

E poi certe persone dicono che 2001 Odissea nello Spazio è un film che non si capisce. Ma come? Più chiaro di così! Evidentemente queste persone non sono mai state a Parigi.

DISCO DIALOGO

...TUM TUM TUM,TA-TA-TUM, TUM, TUM...
... Ore 04:02 ...

lei: è seduta a margine della bagarre, testa appoggiata al braccio, aria annoiata e infastidita.
io: «E' LA PRIMA VOLTA CHE VIENI IN DISCOTECAAA?»
lei: scuote il dito a dire "no".
io: «E' L'ULTIMAAA?»
lei: scuote il dito a dire "no".
io: «LA MIA E' LA PRIMA E L'ULTIMAA!»
lei: annuisce con la testa a dire "sì".


E' inequivocabilmente ora di andare a dormire.

GROUPER OBSERVERS

Grouper è il progetto solista di una certa Liz Harris, dalla musicalmente prolifica città di Portland (Oregon, US). Nel 2011 ci ha incantato con Dream Loss/Alien Observer: un delicato intreccio di nenie alla Enya che emergono da una nebbia sonora primordiale, di voci e sussurri dispersi dal vento, di vapori che condensano su linee melodiche elettroacustiche.
Grouper - Moon is sharp.

Quale gioia, mi dissero, Grouper verrà a Torino!
Ma ci presenterà qualcosa di ancora più sperimentale: niente voce, niente strumenti... «la performance prevede la sonorizzazione live di collages di registrazioni su nastro realizzate per il New York’s Issue Project Room con field recordings, tracce vocali e loop di Wurlitzer provenienti dal suo archivio personale, missati e processati dal vivo attraverso una gamma di dittafoni e mangianastri».
In altre parole, sei o sette walkman collegati al mixer riproducono audiocassette contenenti non meglio precisati altrisuoni. Pronti, via! Noi pochi eroi del pubblico siamo seduti nella penombra e veniamo sommersi da questo mare di onde sonore che sale, scende, si placa, scorre... nel magma apparentemente indistinto ognuno vede cose che affondano e altre che riemergono, crede di sentire voci che gridano o che cantano ninnananne, rivede pezzi del passato suo e di altri. E' una risonanza universale di profondità.

Siamo dei Grouper observers, e partecipiamo a questa liturgia in religioso silenzio.

FOLK YOU

«Quando si pensa a Torino ancora oggi in molti immaginano una specie di Detroit avvolta nella nebbia, dove si vive sospesi tra fabbriche fumose e fughe verso le montagne per un boccata d'aria pulita».

Beh... la situazione non è così grave, ma è certo che la vicinanza delle montagne porta un certo sollievo. Quando poi si tratta di valli Occitane, la faccenda si fa ancor più interessante, e il grigiore sabaudo viene in fretta spazzato via a colpi di ghironda.
Ascoltate bene: ogni primo mercoledì del mese, in una delle troppe piazze di Torino che si chiamano "Carlo qualcosa", un gruppo di giovani suonatori di musica folk occitana si ritrovano per suonare all'aria aperta mentre tutt'intorno gente di ogni età balla danze occitane in ampi cerchi o vorticosi quartetti, e i passanti si fermano e guardano e si rallegrano e vengono presi da chi già sta ballando e coinvolti nella danza che così si ingrossa sempre di più.
Non importa che tu sia uomo o donna, schiavo o libero, giudeo o greco, occitano o napoletano: qualcuno ti insegnerà i passi.

Se poi, alle tarde 2.00 di notte, tre suonatori rimasti soli soletti nella piazza intonano con i loro organetti tradizionali The Final Countdown degli Europe, beh... il sottoscritto reputa che una caduta di stile così, loro, se la possano ampiamente permettere.

Porca miseria, c'è anche un video, dovrò proprio linkarvelo.
Ho già detto che è un appuntamento imperdibile?
E' un appuntamento imperdibile.

SCANDALO AL CINEMA MASSIMO

Situazioni imbarazzanti al rinomato Cinema Massimo ("il cinema del Museo Nazionale del Cinema") di Torino, in occasione dell'inaugurazione della rassegna Omaggio a Daniele Gaglianone.
Daniele Gaglianone è un bravo regista torinese (ma di origine anconetana), autore ad esempio de I nostri anni, Nemmeno il destino, Pietro, Ruggine. La rassegna si apre con il suo primo lungometraggio (I nostri anni), un bel racconto di vita partigiana che dai vent'anni dei protagonisti nel 1943 si protrae fino alla loro terza età, in cerca di uno sbocco o di una risoluzione. Questo film nasce dal lavoro del regista all'Archivio Cinematografico della Resistenza, per 5 anni, come intervistatore di ex partigiani (una premessa eccellente). Dopo la proiezione è atteso il regista in persona per il dibattito.

Ma la proiezione, fin da subito, lascia il pubblico perplesso: il film, invece che da pellicola, è proiettato in un digitale sgranato, a bassissima definizione, e compresso all'inverosimile. Senza esagerare, è come se un video di YouTube NON in HD fosse proiettato sullo schermo del cinema. Anche l'audio non se la cava molto bene. L'immagine è davvero devastante: le scene nel bosco risultano in macchie a stento interpolabili dall'occhio umano.

Incredibilmente la proiezione non viene interrotta: evidentemente nessuno dello staff del cinema o della rassegna è presente in sala a controllare che tutto vada per il verso giusto. Il film prosegue fino alla fine, perfino la frase finale scritta a tutto schermo è difficile da leggere perchè troppo sfumata. In quel momento entra il regista, partono i titoli di coda (anch'essi quasi illeggibili) e si accendono le luci: con una faccia da chi ha capito QUASI tutto e un geniale tono canzonatorio alla Nanni Moretti il regista dice "Ma non era in pellicola?? Io l'ho girato in pellicola!" Alcuni spettatori rumoreggiano e solidarizzano con la perplessità del regista. Vengono ignorati. Il dibattito inizia e Daniele chiede che i potenti fari da palco che gli puntano in faccia vengano abbassati o spenti. Viene ignorato. Il regista parla, racconta dei 6 diversi tipi di pellicola usati per scene diverse del film: non immagina che la qualità del film fosse stata così pesantemente sub-dvd che le sue ricercate pellicole, luci, contrasti fossero andate perse nei quadratoni pixellati.

Basta. Si conclude la serata senza che nessuno abbia nemmeno detto "siamo desolati per l'inconveniente", mentre la gravità della situazione necessitava non solo di scuse ma anche di un rimborso del biglietto.
E' UNO SCANDALO.
Regista, collaboratori, organizzatori si fermano a discutere del problema, Daniele cerca di sincerarsi che le proiezioni dei prossimi film vengano svolte a modo, alcuni spettatori si uniscono al crocchio e confermano che la proiezione è stata surreale. Faccio un paio di osservazioni anche io, ma non vengo capito: chi non era in sala infatti non può nemmeno immaginare. E infatti la ragazza dello staff del Cinema non sembra turbata: così, tranquilla, bene e buonanotte e ciao.

Il risultato finale di tutto questo è un insulto al pubblico (che ha pagato 5 euro per non vedere un film) e al bravo regista Daniele Gaglianone. Altro che omaggio.

Torino capitale d'Italia, capitale Europea della Cultura, capitale del Cinema. Torino superstar. MA PER FAVORE: non sanno neanche usare un proiettore.