GENTE CHI?

Uno convalida il proprio titolo di viaggio, sale sul suo intercity, si siede al suo posto. In un arco di tempo di sole 3 ore intorno a lui fioriscono - nelle mani di viaggiatori di ogni età - riviste patinate che rispondono ai titoli di:

NUOVO
GENTE
METROPOLITAN
CHI
TUSTYLE
GRAZIA

Si intravede un tizio che legge il quotidiano Repubblica.
Libri? No grazie.

Uno allora pensa alle bombe sui treni, alle stragi, alla vita dopo la morte, al viaggio come metafora, al crepuscolo della società occidentale.
La cosa più sicura da fare in questa situazione ormai compromessa è guadare fuori dal finestrino, aiutare qualche signora a mettere su la valigia, e scendere di buon passo non appena arriva la propria stazione.

E non voltarsi indietro.

LUI RACCOGLIE L'UVA ?

Sveliamo subito il finale di questo post: il finale è NO.

Mi vengono a dire che I Giorni Della Vendemmia è un piccolo film indipendente, fatto da giovani (età media sotto i 26 anni), "delicato" e "essenziale", che con 3 pellicole sta girando la penisola grazie al tam tam e all'interesse del pubblico.
Sembra interessante: l'ultima volta che ho letto cose del genere si parlava de Il Vento Fa Il Suo Giro, del bravissimo Giorgio Diritti, che fu sì un bel film. E allora forza, di corsa al cinema "Fratelli Marx" a fare un po' di tam tam.

Inizia la proiezione e dopo dieci minuti -all'entrata in scena della suadente ragazza coprotagonista- esplode la bruttissima sensazione di trovarsi sul ciglio dell'inizio di un film pornografico girato nel casolare di campagna di un amico del regista. Per fortuna la linea non viene oltrepassata, ma si palesa in fretta il clichè trainante del film: la smaliziata ragazza di città che svezza il ragazzino di campagna. Oh!!
E poi va davvero tutto a rotoli: lei che vendemmiando chiede a lui «hai mai fatto l'amore?» (potete immaginarvi come va a finire... sì, lui raccoglie l'uva), la famiglia emiliana babbo comunista mamma cattolicona, «accendimi la sigaretta», e poi lei va con un'altro, e poi una certa persona era suo fratello!, e poi suo fratello era gay!, e poi una parabola dal vangelo secondo giovanni (succede anche questo), e poi...
Poi vogliono fare quelli culturalmente giusti omaggiando il grande Berlinguer, o facendo comparire un vinile del mitico primo album dei Violent Femmes. Sacrosanto, ok, regolare, ma.... a che gioco giochiamo? E' una lisciatina??

Che tristezza: doveva essere uno di quei film semplici, genuini, essenziali, onesti... e invece è un frullato dei rispettivi clichè, una imitazione imbarazzante e controproducente, una tesina da studente di cinema che cerca di mettere in ordine quello che gli hanno insegnato, confondendo l'essenzialità con l'assenza di contenuti o di modalità significative.

Beh, io direi che per fare dei veri film servono dei registi, cioè dei visionari di idee e di immagini che hanno qualcosa da raccontare.
E' questo il caso? NO.

PROVACI ANCORA, THOVEZ

Appena superato il ponte Umberto I, la leggera pendenza di Corso Fiume maestosamente alberato indica l'inizio dei colli. La città finisce molto in fretta, su in collina, e poco dopo il termine di viale Enrico Thovez è il verde a farsi sempre più spazio tra le case.
Con un po' di voglia di camminare potete arrivare anche su in cima, fino al Parco della Maddalena.

Se riscendendo verso la pianura taurina il nome Enrico Thovez continua a girarvi in testa, è perchè l'avevate già scorto tempo fa tra i libri della biblioteca.
Basta leggere la poesia sulla copertina dell'edizione Einaudi per capire cosa passava per la testa al giovane Thovez quando si avventurava in collina, e forse le autorità comunali non hanno scelto a caso questa posizione per la via a lui intitolata.

Enrico, Enrico... ma che volevi fare?? Ma che ti eri messo in testa???... eh, se non ci avessi lasciato nel 1925 avresti potuto ascoltare anche tu "Judy and the dream of horses" dei Belle&Sebastian:
«Judy let's go for a walk / we can kiss and do whatever you want / but you will be disappointed: you will fall asleep with ants in your pants» (Judy andiamo a fare una passeggiata / possiamo baciarci e fare tutto quello che vuoi / ma rimarrai delusa: ti addormenterai con le formiche nei pantaloni)

(E diciamolo una buona volta: se oggi qualche giovane writer imbratta i muri con citazioni del genere, o indossa scolorite magliette con analoghi contenuti, un domani verrà radioso in cui passeggiando per la città incapperemo distrattamente in Via Belle&Sebastian, ci potete scommettere. Sì sì, avete proprio ragione: sarà un mondo migliore. E quei versi di Judy and the dream of horses saranno ben leggibili -scritte nere in riquadri dallo sfondo bianco- stampati sulle confezioni di profilattici così come oggi "il fumo uccide" sui pacchetti di sigarette).


E poi: formiche se va bene ai fortunati, zecche per i più audaci.

MUSICA PER JULY

Ti svegli una mattina ed è luglio.
Serve una colonna sonora degna di questo nome, e il primo pensiero non può che andare a July, July! dei Decemberists, ovviamente. Fantastica e insuperabile come lo è sempre stata, è chiaro, ma sono anni ormai che oscilliamo al loro ritmo (uh, come dite? Voi non oscillate? Voi non oscillate ascoltando i Decemberists da anni? E ALLORA mettetevi in pari e DATEVI UNA MOSSA).
Bene, è il momento di cercare un altro July, qualcosa dal fresco retrogusto di limonata. Ehi, eccolo: ce n'è uno niente male come quinta traccia di un album dalla copertina colorata che viene dalla Polonia! Oh, ma non fate come i bambini, vi prego no: non cliccate subito sulla traccia 5... spingete play e lasciate scorrere questo disco mentre con un sano pizzico d'incoscienza i nostri eroi macinano pedalate lungo soleggiate strade di campagna, pronti a fare bisboccia alla prima sagra di paese che capita a tiro o a far sosta all'ombra di un grande albero poco prima del crepuscolo.

(uh, come dite? Dite che ci sarebbe anche quella canzone "Giulio", quella che fa Giulio a luglio sotto il sole mi squaglio ma nel tuo costume fino da bagnino non ci vuole un indovino a saper cos'è l'amor eccetera? Mah credo che probabilmente quella volta eravate di notte in spiaggia a lido degli estensi ubriachi fradici e io non c'ero, per cui mi dispiace non la conosco. Alla prossima)