TORNIAMO TUTTI A CASA

Non è cambiato niente, maledetti nazisti! direbbe Walter Sobchak se esistesse veramente.
Per le popolazioni nomadi (rom, sinti, caminanti) sembra non ci sia scampo ai giudizi sommari e qualunquisti -razzisti- che si possono sentire un po' dappertutto: dal politico locale, al tizio al bar, al collega, al vicino di casa. Non lo sapete? Rubano tutti, d'altronde è la loro cultura. E via discorrendo. Ma le mie preferite sono inquinano i fiumi, e non pagano le tasse (ecco i miliardi di evasione!).
Mentre sono anni che l'Unione Europea, numerose associazioni, perfino il Senato Italiano dicono chiaramente che i rom sono la minoranza più discriminata. Come sempre un cortocircuito. Segnalo qui un incontro col papa.
Interessante notare che dai rapporti sulla discriminazione e sulla xenofobia emergono anche vaste antipatie per gli ebrei, guarda caso finiti nei campi nazisti insieme ai nomadi. La conclusione evidente è che i preti sono tutti pedofili, e gli studenti manifestano perché non hanno voglia di studiare.
Mandiamoli tutti a casa! Forse così un giorno non rimarrà più nessuno. Sarà bellissimo.
Menomale che in Italia c'è ancora chi fa buona musica: http://www.youtube.com/watch?v=xwA9XD7qeHg

YOUTH LAGOON

...now I pull a wanton carriage, instead of horses grazing along... (Seventeen)

C'è questo album The Year of Hibernation di un certo Youth Lagoon. E ci piace molto. Ne parliamo con parole altrui.

Genere: home-recorded indie pop / bedroom pop / lo-fi medium-pulsed overwriting / wanton electro-minimal / whoknows

Una franchezza diaristica.
Queste sono canzoni che parlano alternativamente di nascondersi giù e poi di uscire nel mondo per esplorare e riferire su ciò che hai trovato. 23 anni, Idaho. Il caso Youth Lagoon avvalora un mio vecchio pensiero: il meglio di un artista esce tutto nelle primissime opere, come se tutto quello che c'è stato prima, anni e anni di prove, di idee, di sogni, ad un certo punto iniziassero a vedere luce.
C'è chi ha bisogno di urlarlo con la bava alla bocca e chi preferisce sussurrarlo su un tappeto lo-fi e indie-pop, fatto di tastiere, chitarre leggere e loop elettronici. Cantato in modo quasi soffuso, disturbato da quella bassa qualità che evoca immagini sgranate.
Per poi esplodere con la sua gran cassa ed un tappeto di tastiere, battiti crescenti, la sua intensità che aumenta giro dopo giro, una marcia vittoriosa, handclaps, OOooo-ooOOOoo-ooOOoos, tutti che si alzano dalla sedia e muovono la testa e battono i piedi.

Trovare sé stesso e uscire da un periodo duro.
Come quelle mele zuccherate che vedevamo vendere alle giostre.
La completa identificazione tra se stessi e la propria arte.
SEVENTEEN: http://www.youtube.com/watch?v=-ppwElCLs78
JULY: http://www.youtube.com/watch?v=hEDPdybOeU4
CANNONS: http://www.youtube.com/watch?v=pNEfXAErR3Y

RIDERE, RIDERE

E ridono. Ridono guardando Into Paradiso, ridono guardando Corpo Celeste, ridono guardando qualsiasi cavolo di film tu sia andato a vederti sperando in santa pace e invece.
Parlo di un buon due terzi della sala minimo minimo. Vorresti salire sul palco e gridare: siete tutti fuori di testa. Ma dove pensate di andare?

Forse credono che una volta accese le luci, una volta usciti dal cinema, il film sarà finito. ILLUSI.
Ridono perchè hanno paura.

Gianni e le donne. Forse il peggior film Italiano dal 1945. Sai cosa faceva il pubblico ieri sera? Rideva. Grasse risate per tutto il film.
A certe cose inverosimili uno FA PERSINO FATICA A CREDERE.
Non conta avere 20 o 60 anni.
Siamo un'altra cosa da sempre fortunatamente, non guardarmi così.
Io già recitavo, erano anni che studiavo Alain Delon... PIANGEVO. Ridevo.
Ah ah ah!

INTO PARADISO, BIMBI BELLI !

Fortunatamente può succedere di assistere alla proiezione -ovviamente al Cinema Massimo- del film Into Paradiso alla presenza della regista Paola Randi (farle una una domanda durante il dibattito è classe). Si tratta di una commedia ambientata in una Napoli molto Sri-lankese, featuring Gianfelice Imparato (Gomorra) e Beppe Servillo.
Into Paradiso è un film con due grossi pregi. Uno: riesce a far ridere, a scherzare, a usare dei personaggi macchiettistici, utilizzando però un'ironia (per non dire una derisione dissacrante) quasi mai gratuita anzi sempre mirata a colpire e a criticare cose che se lo meritano (la cultura-spazzatura televisiva, l'affarismo politico, la mafia).
Due: pur usando il registro "basso" della commedia, nel film ci sono scelte tecniche (regia, scenografia) meditate e a volte ricercate (un po' simboliche) e anche molto azzeccate. Su tutte il quartier generale dei camorristi, davvero un piccolo capolavoro!
Da segnalare anche alcuni momenti creativo-surreali alla Michel Gondry (L'arte del sogno) piuttosto fantasiosi, e un breve monologo "contro la mafia" che colpisce davvero più profondamente del previsto.
Nella foto la premiazione di Bimbi Belli, rassegna estiva di esordi italiani curata da Nanni Moretti. Into Paradiso vinceva miglior film (la regista è quella con la borsa rossa), mentre la ragazza coi capelli corti è Alice Rohrwacher di Corpo Celeste (miglior dibattito).
Belle e brave, bene così.

I ALWAYS CRY AT ENDINGS

[da Io mi ricordo - Ritratti di nonni scritti da nipoti, Einaudi]
...
Due guerre mondiali. Dal calesse al miracolo della televisione, dall’acqua gelata nel pozzo alla conquista della Luna. Un secolo intero, vide mia nonna, che morì nel 2001, un mese prima di compiere 101 anni. Il più veloce di tutti i secoli, il più affannato, rapido, fulmineo.
Una sera, già novantenne, la trovai commossa davanti al piccolo schermo. La fine di Via col vento la faceva sempre piangere. Disse: «I film mi piacciono quasi tutti, ma questi qui del signor The End sono i migliori».

CORPO CELESTE !

E per la terza volta abbiamo visto Corpo Celeste. E ne siamo molto contenti.
E' il primo lungometraggio di Alice Rohrwacher -spero che si scriva così- a soli 29 anni e io la amo.
E' un film bellissimo sul crescere, sul crescere in un mondo che non sa capire le tue domande (il tuo linguaggio) e non sa darti le risposte, è un film sul cercarsi delle risposte, sul percorrere una strada, sul raccogliere oggetti-rifiuti ai bordi di una fiumara per costruire qualcosa.
E' un film sulla fede, su Gesù, sulla cultura-spazzatura televisiva che inonda anche quello che credevi sarebbe rimasto asciutto, sulla comunità. E' un film su una ragazzina selvatica che si muove con istinto e curiosità, "con gli occhi enormi degli agnelli irriverenti e meraviglia al mondo" direbbe Cesare Basile.

E' un film su UNA SPERANZA. Eli, Eli, lema sabactani?

E la direttrice di fotografia nonché operatrice di macchina è Hélène Louvart, non so chi sia ma io la amo. Guardare questo film significa capire cosa vuole dire avere in mano una videocamera e sapere dove puntarla.
E io la amo.
Si accendono le luci, si esce dal Cineporto di via Catania. Un manipolo di giovani commentano e discutono, uno dice la cosa più cretina che poteva -credo- in quel momento: Gli attori guardano in camera. Gli rispondono: Eh, dai, è una opera prima... POVERI NOI. Guardano-in-camera. POVERI NOI. A andar bene, saranno ragazzi che studiano cinema. E qui avrebbe ragione Lester Bangs: li rincontrerai tutti nel loro viaggio nella mediocrità.

Lo sai cosa dicevano di Gesù? Che era matto!

O SIGNORE

non son degno di partecipare alla tua mensa, ma dì soltanto una parola e Dio sarà salvato.

Amen

TRICICLIAMO

Io sono uno a cui piace tornare dove è già stato. Non esattamente dove, intendiamoci.
Perché io al mercatino dell'usato della Cooperativa TRICICLO di Torino in via Regaldi mica c'ero mai stato. Ma quando entro nel grande negozio pieno di mobili, libri, oggetti di tutti i tipi, vestiti ammucchiati in cestoni o esposti su appendiabiti, già mi sento a mio agio. E quando il responsabile, mentre io mi aggiro tra le strutture e le impalcature verniciate di blu, come se niente fosse mette su di sottofondo Tabula Rasa Elettrificata dei CSI (e scorrono Unità di produzione, Vicini, Ongii) allora penso che se c'è un paradiso deve assomigliare molto a una cosa del genere. E quando me ne vado comprando un maglione, una giacchetta e 4 metri di tende (per camera mia) a 9 euro in tutto (3 euro al kilo signore e signori) penso proprio che tornerò presto.
Allora ciao. Ciao. Benvenuto a Torino? Ci puoi scommettere.

INNI

Può succedere che uno si stupisca di essere l'unico della classe a conoscere i Sigur Ros. E a perdersi in via Mazzini ascoltando Hvarf/Heim.
Ma la smentita arriva puntuale quando si resta fuori dal Cinema Massimo causa esaurimento posti, per la proiezione di INNI, mezzo documentario mezzo concerto (Londra 2008) sui Sigur Ros. Per fortuna ci sono ancora alcuni posti per il secondo spettacolo.
INNI è più del dvd di un concerto, anche se tutto sommato quello che si vede (a parte alcuni brevissimi e geniali spezzoni di repertorio) è un concerto. La ricerca visiva e fotografica è enorme: intenso bianco e nero, ad alto contrasto, sfumato e mosso da un re-filming digitale-analogico-digitale. Inquadrature che da grandi spazi passano a frugare nei dettagli più nascosti del palco. Nebbie, fumi. Ombre e luci.
Su tutto, impressionano l'intensità emotiva e la tensione che impiega Jonsi Birgisson per i suoi lunghi falsetti, faccia contratta e sudore che luccica. E in fondo lo capisci e in un certo senso lo perdoni quando si siede al piano di fianco a Kjarri Svenisson e inizia a pestare gli accordi ridendo come un bambino in Inní mér syngur vitleysingur.
Il film si apre su Ný Batterí, una delle mie preferite. Peccato che nei cinema non si possa urlare. FANTASTICO. Per chi ci crede: http://www.youtube.com/watch?v=GHNrXH1yzyc

IL SISTEMA PERIODICO

Uno che va a Torino a studiare chimica (e sto parlando di me medesimo di persona) non può fare altro che leggere Il sistema periodico di Primo Levi.
Perché Primo Levi è nato e vissuto (principalmente) a TORINO, e perché era un CHIMICO e studiò qui a Torino, tra via Pietro Giuria e il parco del Valentino. Aggiungi che il palazzo in cui abita quello che va a Torino è adiacente alle scuole medie e elementari israelitiche, a due passi dal tempio ebraico e dalla piazzetta della foto, e che il forno sotto casa vende prodotti kasher...
Il sistema periodico è una serie di racconti autobiografici, legati insieme dall'ispirazione chimica: ogni racconto infatti porta come titolo il nome di un elemento (azoto, nichel, fosforo, cromo...). Sono storie che temporalmente spaziano su tutta la vita dell'autore: dall'infanzia agli studi universitari alla guerra e avanti ancora. Levi racconta appassionanti case studies di pratica chimica, con stile "mezzo chimico mezzo poliziesco", ma anche e soprattutto storie dove la componente chimica è solamente la scintilla per accendere un fuoco attorno al quale raccontare molto altro. (segnatevela questa!)
In ogni caso -che sia testo o pretesto- Levi mette sempre sul tavolo in modo chiaro tutti gli ingredienti e non rinuncia mai all'emozione, alla sensazione, al filtro delle sue speranze, dubbi, convinzioni. A divagazioni riflessive e ad attenzioni/dilatazioni di dettagli che restano incredibilmente tanto brevi quanto significative (è attitudine scientifica?).
Molto calviniano, a tratti. Se di chimica ci capite almeno un qualcosina piccolina piccolina LEGGETELO. E' un bell'esempio d'unione di scientifico e umanistico.
Curiosità: Il sistema periodico è citato nel film Le invasioni barbariche.
Nel caso ancora non lo abbiate capito: "il sistema periodico" significa "la tavola periodica"... e con questo terrificante hint abbiamo toccato il fondo di questo post.