Però in sala a vedere Diaz - Don't clean up this blood non ha riso nessuno. Nessuno proprio.
E' sufficiente guardare questa violenza gratuita, reiterata, sregolata. Le torture, le urla, il sangue. Serve stomaco forte.
Eppure i fatti reali sono stati ancora più gravi e violenti (!santo cielo!), come confermato dal regista Daniele Vicari e da Enrico Zucca, sostituto procuratore a Genova e pm per il processo Diaz (vedi link più sotto). «Certe storie violente e terribili non me la sono sentita di
metterle in scena» puntualizza il regista.
Ci sono tante cose da dire. Le hanno già dette altri, e vale DAVVERO la pena andarle a leggere:
- Diaz, tra fiction e realtà
- Irruzione alla Diaz, il film che denuncia il massacro
Ha ragione Lorenzo Guadagnucci (blog), l'unico giornalista italiano testimone della Diaz sulla propria pelle: il fatto più grave di tutta questa storia è quello che è successo (o che non è successo) dopo, e questo purtroppo il film non lo rappresenta bene: i vertici di polizia hanno mancato di assumersi le loro responsabilità per un’operazione tecnicamente scandalosa e indifendibile; hanno garantito ampia protezione e promozioni agli agenti e ai funzionari impegnati sul campo; hanno rifiutato di chiedere scusa e di ripudiare quell’operazione; hanno ostacolato l’azione della magistratura, invece di collaborare lealmente come si conviene a funzionari dello stato. E poi il silenzio e le bugie dei media. Il silenzio.
Ma basterebbero le scuse?
A capo della polizia c'è uno che di cognome si chiama Manganelli, il resto ve lo immaginate. Smile.
Ma forse è anche peggio. Blink.
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