SE QUESTO E' CLOSER

Primo Levi, reduce da Auschwitz, scrisse "Se questo è un uomo" tra il 1945 e il 1947.

Nel leggere questi racconti le parole di Levi si sincronizzano nella mia mente con le canzoni di "Closer" dei Joy Division. Non è un banale fenomeno di soundtrack, è molto di più: non solo le stesse sensazioni, o i medesimi suoni (come le raffiche di mitra di Heart and Soul)... a volte si incontrano perfino le stesse parole.
Parole che non possono spiegare e azioni condannate all'inutilità (...no words could explain, no actions determine... The eternal), e poi rassegnazione, il tempo sospeso, l'umanità cancellata, la parte migliore di sé buttata via, la sradicazione, i traumi, i limiti oltrepassati (...I never realized the lenght I'd to go... Twenty-four hours), l'inimmaginabile (...we knocked to the doors of Hell's darkest chambers... Decades), la morte, l'odio, un mondo che si sbriciola in ogni sua parte.

E a pensarci bene i conti tornano: Joy Division era il nome che nei lager indicava il luogo dove alcune prigioniere venivano asservite a schiave sessuali.

Where have they been?
Where have they been?
Where have they been?
Where have they been?.......

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